Il
primo giorno dei saldi estivi è il 5 luglio 2014, sabato. Per le donne che
lavorano, il giorno dei saldi è il sabato mattina. Ci si prepara già dalla sera
del venerdì, 4 luglio, sbrigando quelle faccende di casa che di regola si
rimandano al sabato. Federica e Renato confidano sui saldi di fine stagione per
compensare qualche carenza nell’armadio.
4
luglio 2014
Renato: - “Non so che bisogno ci sia di fare pubblicità
ai saldi di fine stagione. Voi donne li annusate nell’aria, come i primi odori
della primavera, come fanno gli allergici per i pollini. Se un negozio o una boutique
liquida la mercanzia, cioè affronta la “campagna saldi”, tra voi donne è tutto
un chiacchiericcio, un passa-parola, sms, e-mail che si sprecano”.
Federica: -“Domattina
mi alzo presto, così arrivo al negozio quando ancora non c’è nessuno e posso
scegliere bene”.
Renato : - “Che cosa
ti comprerai ?”
Federica: - “Ho bisogno di una cosa sola, una gonna.
Tant’è vero che esco coi soldi contati per evitare la tentazione”.
Renato: - “Durante gli ultimi saldi, quelli invernali,
la gonna si è moltiplicata per tre, più due camicette, tre maglioncini, un
foulard, una cintura, un pullover per me. Non avevi lasciato a casa i soldi ?”
Federica: - “Ho pagato con la carta di credito.”
I saldi non sono quella faccenda democratica,
alla portata di tutti, come si crede. Si può dire che i saldi nascano da una
congiura tra il negoziante e la cliente:
una congiura che dura tutto l’anno. Le clienti più affezionate, quelle che
finiscono per dare del tu alle commesse, ricevono stagionalmente il premio dei
saldi. Si fanno tenere da parte un guardaroba (del quale raramente hanno
bisogno) e finiscono per ottenerlo sottocosto. Agli sconosciuti e sprovveduti si rifilano gli
scarti. Dai saldi invernali Federica tornò a casa anche con un pullover per il
marito. Renato aveva bisogno del pullover ? Forse sì, forse no; non so. Ma quel
pullover è un’esca. Renato lo prova, naturalmente gli sta benissimo, meglio di
qualsiasi altra cosa, è di qualità
eccezionale e costa la metà.
Renato: - “Perché proprio un
pullover ?”
Federica: - “Perché è la sola cosa che potevo comprarti
sicura che la misura ti andasse bene. Non potevo mica comprarti i pantaloni di
cui hai bisogno.”
Renato: - “Io ho bisogno di
pantaloni ?”
Federica: – “Quelli
neri sono già lucidi sul sedere, quelli grigi …”
Renato: - “Mi ritrovo, insomma, straccione ?”
Federica: – “… e
poi, quel che più conta, non hai un paio di pantaloni sportivi !”
Renato: - “Se ho i jeans !”
Federica: - “
Sportivi ma eleganti, come quelli che ho visto stamattina alla boutique e che
ti vorrei prendere tanto volentieri domani; ma devi venirci anche tu per le
misure …”
Federica
si comporta così per tornare al negozio dei saldi e fare altre provviste, ma
non lo fa solo per sé. Comprare “a saldo” per noi donne è un piacere puro,
disinteressato, morale più che pratico. Non è forse vero che dopo aver “fatto
il pieno” di mercanzie “a saldo” torniamo nello stesso negozio conducendovi a
forza un’amica, per il solo piacere di arraffare vestiti, camicie, maglie dagli
scaffali?
- “Prenditi questo, dai, è un’occasione unica !”-
Di solito
noi donne siamo molto gelose delle nostre scelte in negozio, e persino
dell’indirizzo del negozio. Nella stagione di saldi no: in noi si manifesta la
sindrome della rapina; l’importante è portar via la maggior quantità di roba
possibile, poi si spartisce.
5
luglio 2014
Così
nel pomeriggio di sabato (ieri, sabato 5 luglio) Federica va al negozio col
marito. Davanti a ogni specchiera ci sono gruppi familiari che impudicamente si
spogliano e si rivestono. La rapina ha
un soffondo di ladrocini individuali: uno gira l’occhio e non ritrova più l’indumento che aveva scelto, prenotato e
magari … già pagato. Comunque Renato e Federica sono lì soltanto per un paio di
pantaloni sportivi.
Federica: - “Quelli
!”
E
da sola tira giù da un armadio il pantalone. Andrebbero bene a un sedicenne
nano.
Federica: - “Signorina,
sono di nuovo io !”
Esclama
giuliva Federica rivolta a una commessa impicciata in tutt’altro.
Federica: - “C’è
il 50 di questi pantaloni ?”
Così
Renato senza sapere come sia né per quale motivo, si ritrova a dover indossare
un paio di pantaloni verde bottiglia, di velluto, che paiono quelli dei
presentatori televisivi anni Cinquanta, che scintillano sotto le lampade e che
non hanno niente a che fare con quelli sportivi scelti da Federica. Ad un
tratto, casualmente, Renato butta lo sguardo su una giacca a quadrettini, di
stoffa bellissima. Neppure riesce ad esprimere un apprezzamento che qualcuno
indovina il suo sguardo e si ritrova con la giacca in mano.
La commessa: - “ È l’unica rimasta, la misura non importa perché è casual. Ieri 140
euro, oggi 80 ”
Renato: - “Non è un
po’ cara ?” chiede a Federica
Federica: - “Sai,
è casual, senza fodera”.
Renato: - “Appunto”
Federica: - “Come
appunto? Giacche così sono rare”.
Così
Renato scopre che le giacche “casual” sono come le automobili spider. Rispetto
alla sorella “berlina” l’automobile spider dovrebbe costare almeno un terzo di
meno: ha metà carrozzeria, metà tappezzeria, niente molleggio. Il cruscotto è
“sportivo”, ossia miserabile: né orologio, né portacenere. Di cristalli ce ne
sono tre al posto di sei, il resto è telaccia e plastica. Eppure la spider
costa una volta e mezzo più della berlina.
Così la giacca “casual”, senza
l’ombra della fodera, senza tasche interne, senza “sagoma”. Ha le maniche
troppo lunghe, casca dalle spalle molle come una buccia di banana, ha due soli
bottoni; il taschino esterno è corto, non ci stanno né la penna né gli
occhiali. Il bavero è una specie di strisciolina lì e l’intera giacca più che
“cascare” si ammoscia.
Renato: - “Questo è un
pigiama” mormora, ma Federica si fa sentire da tutto il negozio mentre
dice alla commessa: - “Come gli sta
bene, io lo vorrei sempre vestito così. Lo guardi con i Ray-Ban Aviator, sembra
il “Commissario Montalbano”.
Poiché
Renato non appare molto contento dell’affare fatto (e tantomeno di quello che
indossa) Federica dice: -“Potevi non buttar via 80 euro allora! Mica te l’ha ordinato il medico
di comprarti la giacca casual”.
Babazzurra
Nessun commento:
Posta un commento