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domenica 6 luglio 2014

Saldi di fine stagione


Il primo giorno dei saldi estivi è il 5 luglio 2014, sabato. Per le donne che lavorano, il giorno dei saldi è il sabato mattina. Ci si prepara già dalla sera del venerdì, 4 luglio, sbrigando quelle faccende di casa che di regola si rimandano al sabato. Federica e Renato confidano sui saldi di fine stagione per compensare qualche carenza nell’armadio.

4 luglio 2014

Renato: - “Non so che bisogno ci sia di fare pubblicità ai saldi di fine stagione. Voi donne li annusate nell’aria, come i primi odori della primavera, come fanno gli allergici per  i pollini. Se un negozio o una boutique liquida la mercanzia, cioè affronta la “campagna saldi”, tra voi donne è tutto un chiacchiericcio, un passa-parola, sms, e-mail che si sprecano”.

Federica: -“Domattina mi alzo presto, così arrivo al negozio quando ancora non c’è nessuno e posso scegliere bene”.

 Renato : - “Che cosa ti comprerai ?”

Federica: - “Ho bisogno di una cosa sola, una gonna. Tant’è vero che esco coi soldi contati per evitare la tentazione”.

Renato: - “Durante gli ultimi saldi, quelli invernali, la gonna si è moltiplicata per tre, più due camicette, tre maglioncini, un foulard, una cintura, un pullover per me. Non avevi lasciato a casa i soldi ?”

Federica: - “Ho pagato con la carta di credito.”

I saldi non sono quella faccenda democratica, alla portata di tutti, come si crede. Si può dire che i saldi nascano da una congiura  tra il negoziante e la cliente: una congiura che dura tutto l’anno. Le clienti più affezionate, quelle che finiscono per dare del tu alle commesse, ricevono stagionalmente il premio dei saldi. Si fanno tenere da parte un guardaroba (del quale raramente hanno bisogno) e finiscono per ottenerlo sottocosto. Agli  sconosciuti e sprovveduti si rifilano gli scarti. Dai saldi invernali Federica tornò a casa anche con un pullover per il marito. Renato aveva bisogno del pullover ? Forse sì, forse no; non so. Ma quel pullover è un’esca. Renato lo prova, naturalmente gli sta benissimo, meglio di qualsiasi altra  cosa, è di qualità eccezionale e costa la metà.

Renato: - “Perché proprio un pullover ?”

Federica: - “Perché è la sola cosa che potevo comprarti sicura che la misura ti andasse bene. Non potevo mica comprarti i pantaloni di cui hai bisogno.”

Renato: - “Io ho bisogno di pantaloni ?”
Federica: – “Quelli neri sono già lucidi sul sedere, quelli grigi …”
Renato: - “Mi ritrovo, insomma, straccione ?”
Federica: – “… e poi, quel che più conta, non hai un paio di pantaloni sportivi !”
Renato: - “Se ho i jeans !”

Federica: - “ Sportivi ma eleganti, come quelli che ho visto stamattina alla boutique e che ti vorrei prendere tanto volentieri domani; ma devi venirci anche tu per le misure …”

Federica si comporta così per tornare al negozio dei saldi e fare altre provviste, ma non lo fa solo per sé. Comprare “a saldo” per noi donne è un piacere puro, disinteressato, morale più che pratico. Non è forse vero che dopo aver “fatto il pieno” di mercanzie “a saldo” torniamo nello stesso negozio conducendovi a forza un’amica, per il solo piacere di arraffare vestiti, camicie, maglie dagli scaffali?  

       - “Prenditi questo, dai, è un’occasione unica !”-                                   
                                       
Di solito noi donne siamo molto gelose delle nostre scelte in negozio, e persino dell’indirizzo del negozio. Nella stagione di saldi no: in noi si manifesta la sindrome della rapina; l’importante è portar via la maggior quantità di roba possibile, poi si spartisce.       

5 luglio 2014

Così nel pomeriggio di sabato (ieri, sabato 5 luglio) Federica va al negozio col marito. Davanti a ogni specchiera ci sono gruppi familiari che impudicamente si spogliano e si rivestono.  La rapina ha un soffondo di ladrocini individuali: uno gira l’occhio e non ritrova  più l’indumento che aveva scelto, prenotato e magari … già pagato. Comunque Renato e Federica sono lì soltanto per un paio di pantaloni sportivi.

Federica: - “Quelli !”
E da sola tira giù da un armadio il pantalone. Andrebbero bene a un sedicenne nano.
Federica: - “Signorina, sono di nuovo io !”
Esclama giuliva Federica rivolta a una commessa impicciata in tutt’altro.
Federica: - “C’è il 50 di questi pantaloni ?”

Così Renato senza sapere come sia né per quale motivo, si ritrova a dover indossare un paio di pantaloni verde bottiglia, di velluto, che paiono quelli dei presentatori televisivi anni Cinquanta, che scintillano sotto le lampade e che non hanno niente a che fare con quelli sportivi scelti da Federica. Ad un tratto, casualmente, Renato butta lo sguardo su una giacca a quadrettini, di stoffa bellissima. Neppure riesce ad esprimere un apprezzamento che qualcuno indovina il suo sguardo e si ritrova con la giacca in mano.

La commessa: - “ È l’unica rimasta, la misura non importa perché è casual. Ieri 140 euro, oggi 80 ”

Renato: - “Non è un po’ cara ?” chiede a Federica
Federica: - “Sai, è casual, senza fodera”.
Renato: - “Appunto”
Federica: - “Come appunto? Giacche così sono rare”.

Così Renato scopre che le giacche “casual” sono come le automobili spider. Rispetto alla sorella “berlina” l’automobile spider dovrebbe costare almeno un terzo di meno: ha metà carrozzeria, metà tappezzeria, niente molleggio. Il cruscotto è “sportivo”, ossia miserabile: né orologio, né portacenere. Di cristalli ce ne sono tre al posto di sei, il resto è telaccia e plastica. Eppure la spider costa una volta e mezzo più della berlina.

Così la giacca “casual”, senza l’ombra della fodera, senza tasche interne, senza “sagoma”. Ha le maniche troppo lunghe, casca dalle spalle molle come una buccia di banana, ha due soli bottoni; il taschino esterno è corto, non ci stanno né la penna né gli occhiali. Il bavero è una specie di strisciolina lì e l’intera giacca più che “cascare” si ammoscia.

Renato: - “Questo è un pigiama” mormora, ma Federica si fa sentire da tutto il negozio mentre dice alla commessa: - “Come gli sta bene, io lo vorrei sempre vestito così. Lo guardi con i Ray-Ban Aviator, sembra il “Commissario Montalbano.

Poiché Renato non appare molto contento dell’affare fatto (e tantomeno di quello che indossa) Federica dice: -“Potevi non buttar via 80 euro allora! Mica te l’ha ordinato il medico di comprarti la giacca casual”.


Babazzurra

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